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Omelia che don Gianluca (direttore della pastorale giovanile)
Pubblicata il 03/10/2022

  18 settembre 2022, XXV Dom. TOC
Solo amministratori che prendono il bene!
Festa dell’Oratorio San Vittore di Intra

Carissimi amici di Intra, è per me un onore condividere questo momento di festa del vostro
oratorio, un bell’oratorio con una bella storia e in una bella comunità! Da diversi anni scegliete
come slogan il tema che la Pastorale Giovanile diocesana propone a tutti gli oratori che per
questo anno è “Verso l’altro”. Con questo messaggio, io, don Riccardo e i nostri collaboratori,
abbiamo pensato di invitare tutti i giovani a prendersi un tempo per riflettere sulla qualità delle
proprie relazioni e vivere sempre di più affascinati e imitando lo stile di Gesù Buon Samaritano
che si prende cura dell’altro e di Maria sua madre che con prontezza va in aiuto di sua cugina
Elisabetta. Maria sarà anche la protagonista di questo anno pastorale che culminerà l’estate
prossima con la GMG a Lisbona, dove spero ci saranno tanti giovani della Diocesi e tanti giovani
di San Vittore!
“Verso l’altro”, la Festa dell’Oratorio, il Vangelo di questa domenica: che legame possiamo
trovare? Parto dal Vangelo.
Stupisce l’atteggiamento di Gesù che ammira e indica come esempio da seguire il protagonista
della parabola che racconta, un amministratore “disonesto” accusato di aver usato male i beni
del suo padrone, che prende la decisione di licenziarlo, dopo essersi fatto consegnare il
resoconto dall’amministrazione. L’amministratore, per salvare il suo futuro, decide di condonare

ai debitori del suo padrone una parte importante di ciò che dovevano pagare, in modo
di farseli amici ed essere aiutato a sua volta quando sarebbe stato licenziato. Questo uomo non
viene lodato perché disonesto, ma «perché aveva agito con scaltrezza» (Lc 16,8): in un
momento di crisi per salvare il suo futuro e ricominciare la sua vita, ha saputo prendere una
decisione lucida, rapida e coraggiosa e sceglie di ridurre il debito ai debitori del padrone
rinunciando al suo guadagno, agli interessi inclusi nel debito che gli spettavano di diritto.
Questo uomo viene lodato perché capisce come vanno amministrati i beni del padrone, cioè
rimettendo i debiti, usando misericordia. Gesù sembrerebbe in maniera provocatoria
chiederci:
E tu per salvare la tua anima, la tua vita, cosa fai? Cosa stai facendo della tua vita?
Come stai amministrando ciò che ti è stato messo tra le mani?
Da questa parabola prendo due aspetti che possono tornare utili per l’oratorio e per la vita.
Siamo solo amministratori
Il protagonista del Vangelo è un amministratore, cioè una persona che gestisce i beni di un
altro, il padrone, con una notevole libertà e responsabilità. Noi tutti siamo questo uomo! Tutto
quello che abbiamo è un dono, gli affetti, le relazioni, il ruolo, la vocazione, la salute, la vita
stessa. Così sono dono il vostro oratorio e i bambini, i ragazzi, i giovani che lo abitano. Il rischio
è che alcune volte ci crediamo padroni, proprietari, ma in realtà siamo solo amministratori!
Citando le parole di un canto che penso conosciate “Voi siete di Dio”: «è tutto nostro e noi siamo
di Dio». Noi siamo solo custodi di qualcosa che Dio ci ha donato perché ce ne prendiamo cura,

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anche dell’oratorio e della vita dei giovani. Gesù ci affida dei giovani che sono suoi, con i quali
già Lui ha iniziato qualcosa, anche se forse loro stessi non se ne sono accorti e come il Buon
Samaritano ci passa accanto e ci dice: «continua te!». Ragazzi, Gesù non va inserito nella
vostra vita come una chiavetta usb in un computer, non è una periferica esterna, ma è già
dentro di voi! E voi animatori, catechisti di questo giovani avete questo grande mandato:
aiutare i giovani a riconoscere la presenza di Cristo in loro e ad abbracciare l’invito che Lui gli
pone ad essere suoi amici. Tanto farà se per primi voi sperimentate che con Lui o senza di Lui
non è la stessa cosa!
Siamo solo amministratori-custodi. Si capisce quando invece agiamo da padroni. è quando
non rispettiamo i loro tempi, non ci interroghiamo sulle loro fatiche e non cerchiamo di capire
i loro bisogni e desideri e andiamo avanti proponendo schemi e programmi che sono solo nella
nostra testa, forse perché «si è sempre fatto così» o perché è quel particolare che sta a cuore
solo a me e guai se non passa! Siamo padroni quando non rispettiamo la loro libertà e diamo
loro ricette già pronte dicendo loro cosa devono scegliere, invece di fornire gli strumenti
necessari per imparare loro a fare delle scelte.

Siamo padroni quando leghiamo i giovani a noi
e non al Signore e alla comunità e non sappiamo diminuire per far invece crescere Cristo in
loro.
L’essere amministratori di qualcosa/qualcuno di non nostra proprietà non significa allora usare
meno serietà, meno passione, meno premura, meno attenzione «perché tanto non è mio!». No,
significa metterci veramente il cuore con le persone e con le cose. Allora significa che i ragazzi
non esistono solo per l’ora di catechismo o di gruppo, ma io educatore li porto sempre con me,
prego anche per loro quando sono solo, mi interesso della loro vita, dei loro problemi, li cerco
e mi interesso di come stanno, di come va a casa, a scuola, nello sport, con gli amici, con la
ragazza… Significa che anche l’oratorio e sue le cose – che sono di tutti - mi stiano a cuore, le
uso con cura e mi preoccupo che siano sempre in ordine e belle, non lussuose, ma belle,
aggiustate, non rotte e soprattutto senza scaricare tutto sulle spalle del don. Ho imparato che
l’oratorio è più vostro che nostro: noi preti siamo solo ospiti a tempo determinato, invece, voi
e le vostre famiglie forse lo abiteranno per generazioni!
Cercatori di bene
Il padrone loda l’amministratore perché ha agito con scaltrezza, cioè con astuzia. Che cos’è
l’astuzia? è l’arte di trarre profitto dalle situazioni più diverse, non è appannaggio di chi cerca
solo il proprio interesse: è prendere il buono da tutto e da tutti! Serve anche questo in oratorio!
“Prendere il buono da tutti” significa prima di tutto un atteggiamento di ospitalità e
accoglienza. L’oratorio è la casa di tutti i giovani, certo con dei valori e delle regole, ma di tutti,
non solo di un gruppetto, non solo di coloro che vanno a Messa, non solo di chi ha le chiavi!
L’oratorio è casa di tutti i giovani! In una comunità dobbiamo essere contenti per quelli che
sono “dentro l’oratorio”, ma avere sempre nostalgia e interesse per quelli “che sono fuori”. La
missione non deve essere fare in modo che tutti i giovani vadano in oratorio, ci sono anche altri
ambienti e ambiti di vita nei quali però si può portare una presenza positiva e cristiana.

Penso alla scuola e allo sport. L’oratorio non deve fare tutto o proporre tutto, ma lanciare giovani e
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giovani famiglie cristiane nella società, nella città per trasformarla: solo l’oratorio o
nell’oratorio è troppo poco!
“Prendere il buono da tutti” penso sia anche aiutare i giovani a riconoscere il buono e il bello
che c’è in ciascuno di loro, che sono delle meraviglie perché Dio veramente li ha fatti come un
prodigio! Loro non sempre si vedono così, anche forse per colpa di alcuni adulti che sono
sempre pronti ad etichettarli in negativo, a scartarli, senza dare loro responsabilità con
concessione di sbagliare! Significa dare loro una mano a trovare il buono che sono e
opportunità per poterlo esprimere fuori.
L’augurio è che questo oratorio continui ad essere una casa che possa generare giovani
intraprendenti, generosi, capaci di fare il bene, seminatori ambulanti della gioia e della luce di
Cristo risorto! Questa casa continui nel futuro a generare «buoni cristiani e onesti cittadini»,
come diceva Don Bosco.
Giovani di Intra, la città ha bisogno di voi, la Diocesi ha bisogno di voi: alzatevi, non trattenete il
bello, il buono e il vero che c’è in voi e con Cristo scatenate la vita che ha avete in voi!

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